mercoledì 3 novembre 2010

Rosarno, la candidata sindaco: "Voucher per i braccianti”

IMMIGRAZIONE

 

“Abbiamo eliminato i migranti dalla vista, ma il problema resta". Elisabetta Tripodi, 44 anni, avvocato con esperienza amministrativa, pensa a centri di accoglienza e permessi per gli stagionali per affrontare il problema
Rosarno – C’è la lotta alla ‘ndrangheta nel programma politico della candidata sindaco Elisabetta Tripodi, sostenuta da 4 liste, quella del Pd, quella della ‘Sinistra insieme’ che riunisce Comunisti italiani, Rifondazione Comunista e Sel, una lista civica ‘Agorà’ e ‘Centro per Rosarno’ formata da un pezzo dell’Udc cittadino. Avvocato con esperienza amministrativa perché lavora come segretario comunale a San Ferdinando e a Rizziconi, comuni limitrofi di cui anche il primo sciolto per mafia come Rosarno, Tripodi ha 44 anni. E’ tornata a vivere nel suo paese insieme al marito, anche lui rosarnese, dopo essersi laureata a Pavia e aver lavorato come segretario comunale per cinque anni a Osmate, vicino Varese. Sono tornati indietro consapevolmente, come scelta di vita. “Se tutti scappiamo, niente cambierà mai”, dice. E la stessa consapevolezza l’ha portata a candidarsi. “Ho capito che non ci si può tirare indietro proprio ora che siamo in uno dei momenti più bassi della storia di Rosarno”, spiega da persona fuori da appartenenze politiche, ma cosciente che “per il ccambiamento serve l’appoggio delle forze politiche”.  Attività amministrativa finalizzata a impedire le infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti e rafforzamento della legalità sono due punti del programma di Elisabetta Tripodi.

“Rosarno è un posto a legalità debole, non c’è senso di appartenenza alla comunità, di partecipazione e senso civico – spiega – negli ultimi 15 anni c’è stata un’involuzione del tessuto sociale, un impoverimento culturale. La gente si è rinchiusa nel privato ed è scoraggiata. Si deve ripartire dal rispetto delle regole nelle piccole cose, ordine, viabilità, abusivismo edilizio”.  Come attività amministrativa per contrastare la mafia propone l’adesione alla stazione unica appaltante provinciale anche per i lavori sotto la soglia di 150mila euro. “È uno strumento facoltativo per i comuni, esiste da due anni e solo ora si sta estendendo agli appalti sotto questa soglia, così i bandi sono uniformi e i controlli antimafia sono effettuati per tutti a Reggio Calabria”, afferma la candidata sindaco di Rosarno. “Si può estendere anche a beni e servizi, come gli acquisti per le mense scolastiche e per il trasporto – continua – poi c’è un altro strumento da applicare per il controllo dei flussi finanziari, stabilito da una legge nazionale, secondo cui i soldi per gli appalti devono finire solo su conto correnti dedicati, che identificano in modo preventivo chi sono i soggetti a ricevere i soldi della pubblica amministrazione”. Secondo Tripodi è questa la ricetta per togliere alle ‘ndrine “i settori tradizionali di infiltrazione”.

Ma è sulla questione degli africani che le idee della candidata sindaco sono veramente innovative rispetto ai suoi concittadini. “Abbiamo messo la testa sotto la sabbia – dichiara – i migranti sono gli ultimi, gli invisibili. Li abbiamo eliminati dalla vista, non dalla realtà, il problema esiste e non si risolve come operazione di facciata. Il problema è la legge sull’immigrazione che ha creato molta clandestinità e a Rosarno, con il mercato degli agrumi crollato, molti agricoltori temono i controlli e hanno molta paura di assumere stranieri”. Una situazione molto diversa rispetto all’anno scorso, ma come risolverla? “Servono centri di accoglienza, permessi per gli stagionali e i voucher per i braccianti, un sistema che ha funzionato bene in altre regioni- conclude – ma le strutture non potranno essere realizzate dalla gestione commissariale e toccherà alla nuova amministrazione, per questa stagione serve una soluzione diversa”.  (rc)
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1 commento:

Giuseppe Scandinaro ha detto...

Bene come tutto ciò che è segno di crescita e civiltà per la comunità rosarnese. Questo può dare una scossa anche alla nostra povera economia agricola.