martedì 6 dicembre 2011

Il “Campo migranti” di Rosarno aprirà prima di Natale


6 dicembre 2011

ROSARNO – La struttura d’accoglienza per immigrati regolari (senza alloggio) di contrada “Testa dell’Acqua”, stando alle notizie trapelate da palazzo “S. Giovanni”, sarà inaugurata prima delle feste natalizie. Per i ragazzi africani residenti a Rosarno  è quindi iniziato il countdown che darà l’opportunità ad 80 di loro (si potrebbe anche arrivare a 120, munendo ogni containers di un posto letto in più)  di avere un alloggio provvisto di tutti i requisiti igienico-sanitari previsti dalla legge.
Si tratta di un’esperienza già rodata durante la scorsa stagione, che, se ben gestita, servirà a far capire alla cittadinanza, che durante gli scontri del 2010 a mancare fu proprio la presenza di rappresentanti istituzionali democraticamente eletti, capaci, quindi, di riuscire a mediare tra le parti sociali entrate in rotta di collisione. Va infatti ricordato, che all’epoca il comune medmeo era guidato da una terna commissariale, coordinata dal prefetto Domenico Bagnato, a causa dello scioglimento del civico consesso per infiltrazioni mafiose del 2009.
L’attenzione risulta essere alta, anche perché il numero di migranti aumenta quotidianamente, e a tale crescita corrisponde una diminuzione dell’offerta lavorativa, coincidente con una crisi agrumaria senza precedenti. Tutto ciò ha richiamato l’attenzione di molte associazioni sia nazionali che locali preoccupate per le condizioni della popolazione migrante.
Nei giorni scorsi, oltre a Filippo Miraglia (responsabile nazionale Arci-Immigrazione) giunto a Rosarno per discutere del destino degli oltre 150 ragazzi che non riusciranno ad essere ospiti del campo d’accoglienza, si sono susseguite le visite sia di Fly Cigl, che di alcune associazioni di volontariato cittadine. Il primo cittadino ha inoltre ricevuto una  delegazione di ragazzi africani, con i quali è stato intavolato un dialogo tranquillo e costruttivo, dal quale, oltre a capire che da parte delle comunità africane (sia anglofone che francofone) c’è tutta la volontà di instaurare rapporti improntati sul rispetto delle regole, sono emersi importanti spunti di riflessione.
È importante sottolineare che nonostante le palesi difficoltà verso le quali ci si avvia, il clima che si respira per il centro storico non sembra essere diverso da quello a cui i rosarnesi sono stati abituati negli ultimi 20anni. Persino durante la raccolta delle domande di adesione al campo, avvenuta presso gli sportelli degli uffici comunali, che ha registrato oltre 250 richieste a fronte di 100 posti utili, la popolazione migrante ha dato prova di estrema educazione e pazienza, incrociando le dita in vista della (ingiusta) selezione che costringerà gli esclusi a rifugi di fortuna.
Proprio in virtù di ciò, il sindaco di Rosarno ha chiesto, durante un vertice in prefettura avvenuto nei giorni scorsi, una maggiore attenzione sulla questione, che, a causa dei grandi numeri, destinati tra l’altro ad aumentare, potrebbe diventare preoccupante. La Tripodi ha formalizzato le sue istanze sia in prefettura che alla regione facendo sapere che «non è giusto che tutto il peso debba ricadere solo ed esclusivamente sulle spalle dell’amministrazione e dei cittadini rosarnesi».
In merito a ciò, i circoli territoriali di Udc e Fli hanno chiesto delucidazioni, sottolineando il fatto che, per la riapertura della struttura temporanea, non è ancora prevenuta alcuna determinazione né da parte del Viminale né dalla Regione. Mentre l’amministrazione rosarnese ha pensato bene di mettere nel bilancio comunale alcuni fondi necessari per arginare la consueta emergenza annuale che vede protagonisti proprio i migranti.
Francesco Comandè

«La mia libertà è limitata, ma non mi arrendo»


Carolina Girasole è sindaco di Isola Capo Rizzuto dal 2008. Fra solitudine e determinazione continua a lottare per cambiare questo paese

Liberainformazione - «Non sono più tranquilla. Quando esco mi guardo sempre intorno, per vedere chi c’è. E di sera non vado mai da sola. La mia libertà è ormai limitata, me la autolimito perché non sono serena. Però vado avanti fino in fondo. Noi ci stiamo provando a cambiare questo paese». La voce di Carolina Girasole si incrina pronunciando queste ultime parole. Quarantotto anni, mamma di due ragazze, biologa, sindaco dal 2008 di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, splendida e famosa terra di vacanze, ma anche di una violenta e pervasiva ’ndrangheta. Comune sciolto per infiltrazione mafiosa. E poi è toccato a lei provare a cambiarlo. Con iniziative forti, dagli appalti, alle gestione dei beni confiscati. E sono cominciati gli attentati. Una lunga fila.

Così come ad altri due sindaci-donna calabresi, Maria Carmela Lanzetta, di Monasterace, e Elisabetta Tripodi, alla guida di Rosarno. «Credo che sia una reazione alla buona amministrazione che stiamo mettendo in campo – commenta la Girasole –. Ma anche perché le donne hanno un modo diverso di governare. Siamo più determinate degli uomini. E questo crea delle reazioni spropositate da parte di chi, in questa parte del Sud, il confronto con la donna non lo vuole fino in fondo. Pensano che una donna si possa spaventare di più». In fondo lei, e le sue colleghe, lo sanno che può succedere. Ma non fino a certi livelli. «Chi accetta di fare il sindaco di Isola Capo Rizzuto sicuramente sa che non avrà una vita semplice, soprattutto quando decidi di impostare l’attività amministrativa cambiando completamente le cose, dando delle regole, applicandole, senza fare eccezione per nessuno. Sai che è probabile che ti incendino la macchina, ma certo non pensi che la tua vita, e quella della tua famiglia, possa essere così denigrata, insultata, infangata. È qualcosa che non si può sopportare, mi creda...». Di nuovo l’emozione. Così ricorda la «macchina del fango che è stata messa in campo per minacciarmi e intimidirmi usando un blog anonimo con cui si dice di tutto e di più. Attacchi personali e non solo a me».

Nel dicembre 2010 il sindaco presenta una denuncia. Ma da allora non si è saputo nulla, anche perché il blog è registrato un Usa. «Non mi sento tutelata. Non chiedo di oscurarlo ma almeno di sapere chi c’è dietro. Perché devo avere la possibilità di difendermi ». Intanto gli attacchi continuano, giornalmente. E non solo quelli. «Mi seguono per vedere se faccio qualcosa di particolare...», confessa. Non sa ma capisce Carolina Girasole. «Ritengo che questo sistema venga utilizzato da alcune persone che non possono più gestire i propri interessi all’interno dell’amministrazione. Vogliono costringerci ad andare a casa». E non è tranquilla.

«La mia preoccupazione è che qualcuno, leggendo quel blog, pensi poi di venire ad ammazzarmi perché la colpa della sua condizione è mia. È già capitato che qualcuno sia venuto cercando di agire contro di me con violenza ». Una violenza verbale che arma altre mani... Ma quello che le fa più male è la solitudine. «Quando ti candidi per dare un tuo contributo al cambiamento del paese pensi di poter avere accanto tante persone che vogliono la stessa cosa. Così quando cercano di isolarti, attaccando anche chi ti difende, ti prende lo sconforto». Ma, ripete, «non sono una che molla facilmente, né io né i miei assessori. Sappiamo quello che abbiamo fatto e siamo certi di voler andare avanti».